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Una Nuova, Magnifica Debuttante


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
14.03.2023    |    4.836    |    4 8.9
"Infine un uomo che ammetteva, sorridendone per primo, di avere il suo “sporco tornaconto” in questa amicizia speciale e non si atteggiava a buon Samaritano e..."
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Il primo dettaglio che notai fu la farfalla tatuata sulla sua schiena, proprio al di sotto della nuca. Il resto del suo corpo si indovinava tonico e invitante sotto l’asciugamano che la copriva. L’uomo al suo fianco aveva dal canto suo attratto l’attenzione di A. Anzi, era stata lei stessa prima ancora che li notassi a sussurrarmi che fra le coppie presenti questa era quella che le piaceva di più. Un uomo dal corpo gradevole, una barba corta e curata, due occhiali dietro cui gli occhi erano indagatori e curiosi di tutto. Ci avviammo in direzione delle vasche colme di acqua calda e ci accomodammo godendo dei getti sulla schiena.

Poco dopo, arrivarono i due. Ebbi la visione fugace del corpo della bionda mentre, con mossa rapida, si sbarazzava del suo asciugamano e si immergeva a sua volta con il compagno. Erano di fronte a noi; i nostri sguardi si incrociarono soppesando e scrutando.
Compresi immediatamente che si tratta della coppia con la quale avevo scambiato nei giorni precedenti alcuni messaggi. Pur senza averli visti in volto, mi era stata detta proprio quella frase: “lei ha una farfalla tatuata sulla schiena”. Non ebbi quindi alcun dubbio e rivolsi loro la parola; poche battute scambiate fra noi mi confermarono che la mia intuizione era esatta.

Erano la “nostra” coppia. Quando nel mondo libertino l’appuntamento è preso in un club, si tratta a mio modo di vedere di un "falso" appuntamento. Mi spiego: il club è per definizione un luogo dove si è aperti alla possibilità di incontrare altre persone. Quindi vedersi lì non implica poi molto. Il feeling può scattare o non scattare così come con chiunque altro incontrato casualmente nel locale. In sostanza, più che di appuntamento preferisco parlare di opportunità.

Una terza coppia entrò nella vasca e con garbo si inserì nella conversazione; la donna allungò anche il piede e lo posò con nonchalance sulla mia gamba. Le sorrisi ma non volli dare seguito a quell’approccio benché fosse garbato e sensuale. Ero focalizzato sulla coppia. Volevo fossero loro i compagni di avventura che avrebbero per così dire “svezzato” A.

C’è qualcosa di molto intrigante nella fase esplorativa fra le coppie, un senso di sospensione, di non detto. Nessuno si vuole esporre in modo troppo esplicito, tutti tengono le loro carte ben coperte e solo l’intuito ci aiuta a comprendere se saranno loro, se saremo noi i prescelti. Immaginate la dinamica, simile, che si instaura fra un uomo e una donna che escono per la prima volta. Immaginate, anzi ricordate, quello che provate. I sorrisi, un filo di impaccio dissimulato da scherzi e risate. Quella piacevole tensione che si avverte nell’aria. Immaginate quella stessa tensione, moltiplicata. Non solo si cerca di avvertire se vi possa essere connessione con la partner dell’altro, ma anche di quella fra la nostra partner e l’altro uomo. In molti casi, infine, se vi possa essere affinità fra la nostra e l’altra donna. In un gioco di specchi infinito le emozioni ci avvolgono e rendono unico quel momento. A tutto questo si aggiunga poi il contesto. Non il tavolo di un bar o di un ristorante, protetti dagli abiti come fossero corazze; bensì già nudi, seppur l’acqua nasconde in gran parte i corpi. Già nudi e già maledettamente vicini.

I nostri nuovi amici decisero di uscire dalla vasca. Avemmo nuovamente une visione sensuale nella quale notai e ammirai la schiena e il culo della ragazza che ancheggiava rapido mentre saliva i pochi gradini. Non era stata scambiata nessuna parola decisiva. Io stesso, nonostante la mia esperienza, non avevo compreso se ci avrebbero voluti come compagni di gioco o no. Restavo possibilista ma tutt’altro che certo. A, era decisamente più negativa di me. “Non ci stanno!” mi disse senza mezzi termini. Io sorrisi e le risposi “non è detto, vediamo cosa succede”.

Finalmente era giunto il momento, per la mia complice, di varcare lo specchio di Alice. Ovvero di salire le scale che portavano verso sale e corridoi fiocamente illuminati. Il posto dove “accadevano le cose”. Il luogo in cui non vi era più spazio per alcuna ambiguità. Non si era più in una spa dove la nudità era la norma, come ve ne sono tante in altri paesi meno bigotti del nostro. Quello era il Labirinto. Il labirinto della Trasgressione. Il Girone dei Lussuriosi. A. stava finalmente varcando quella soglia. Lo desiderava con una intensità tale che avvertivo le vibrazioni invisibili che emanava il suo corpo, frammisto ai suoi timori. Io quel labirinto lo conoscevo già bene, perché “non si può portare nessuno dove noi stessi non siamo mai stati”. Le tenni saldamente la mano e fummo avvolti dalla penombra rossa.

A quell’ora pomeridiana il Labirinto, che altre volte avevo visto colmo di corpi, era semideserto. Le mostrai le varie stanze, vuote e ci aggirammo curiosi ed emozionati lungo il corridoio centrale. Improvvisamente udimmo sei suoni inequivocabili di piacere femminile. Simili al canto delle Sirene per Odisseo quei gemiti ci attirarono. Entrammo in una delle stanze; solo alcune sbarre ci dividevano da un letto posto in locale adiacente. Una coppia era lì. Sola. Erano affiatati e parevano godere reciprocamente in modo intenso. Lo spettacolo era già di per sé eccitante e sensuale.

Un fruscio mi fece voltare. Erano loro! Erano la coppia della vasca. Ci guardammo e lì ebbi la certezza che di lì a poco avrei assaporato il corpo e il gusto della bionda. Esitammo un istante. Volevamo sdraiarci lì oppure raggiungere la coppia nuda? Esiste un cordone che si più applicare o meno alla porta dove i due facevano già sesso. Il suo significato era molto semplice. Cordone messo alla porta significa “guardare e non entrare”. La sua assenza, viceversa, “entrate pure a farci compagnia”. Il che non significa affatto “scopiamo con chiunque entri!”. E’ una possibilità. Esiste poi la formula intermedia in cui si può fare sesso, ciascuno con il/la sua partner ma senza interazione fra le coppie, E’ il cosiddetto melangismo in cui prevale il piacere di esibirsi e assieme quello di guardare. Il cordone, non c’era. Silenziosi e discreti entrammo tutti nella stanza.

Quello che stava per iniziare era il momento culminante di una lunga emozione condivisa fra A e me. Era l’Onda del Piacere che si era alzata lungo tutto il pomeriggio che stava per esplodere travolgendoci. Un pomeriggio che mi aveva visto su una piazza della grande città in attesa di lei, con la quale avevo concordato un appuntamento. Vidi la sua automobile, vi salii sopra lestamente e lei rimise in moto.

Ne ammirai una volta ancora il profilo. Il suo trucco curato, l’eleganza e la simmetria dei suoi tratti. Ammirai il profilo delle sue labbra perfette sulle quali il rossetto sembrava la pennellata di un pittore. Il suo sguardi era focalizzato sulla guida, eppure emanava quei lampi che avevo già imparato ad amare. Bellissima, curata. Ero decisamente molto molto fortunato. Oppure avevo saputo guadagnarmi questa fortuna perché avevo saputo prima di tutto guadagnarmi la sua stima e la sua fiducia. Senza mentire, senza inventare, senza manipolare. Lo avevo fatto come sempre con l’unica arma che ancora desideravo usare: la sincerità. Presentarmi ed espormi semplicemente come ero. Con pregi, ma senza mai occultare i miei difetti.

Il nostro primo incontro era stato casuale. Ma esiste il caso? Casuale e singolarmente bello e intenso. Fin dalla prima volta il sesso fra noi era stato ad alta intensità, ad alto calore. Avrebbe potuto rimanere un episodio, bello ma isolato. Non fu così. Attraverso vie tortuose ci eravamo ritrovati e deciso di percorrere un pezzo di sentiero assieme. Lei aveva visto in me una Guida, un uomo in cui avere fiducia. Aveva visto in me un uomo che avrebbe sempre rispettato i suoi limiti e la sua privatezza. Che non avrebbe cercato di destabilizzarla. Soprattutto, un uomo che non avrebbe cercato di manipolarla o limitarla o ancor meno prevaricarla. Un uomo che l’avrebbe accompagnata sempre quando lo avesse voluto, ma che le riconosceva lo stesso diritto alla libertà che chiedeva per sé stesso. Infine un uomo che ammetteva, sorridendone per primo, di avere il suo “sporco tornaconto” in questa amicizia speciale e non si atteggiava a buon Samaritano e neppure Guru.

Per la maggior parte delle donne, per quanto ho potuto vedere e sperimentare, l’ingresso nel Mondo del Gioco avviene nel momento in cui incontrano l’uomo “giusto”, giusto per loro. Può essere il marito, il fidanzato. Ma, per quanto possa sembrare controintuitivo, può anche essere un amico. Un amico speciale. Per alcuni versi è più semplice, perché non occorre anche gestire sensazioni di gelosia e possesso che talora rendono faticoso giocare in coppia. Se la donna è Energia (Shakti) l’uomo è Consapevolezza (Shiva); è la visione tantrica dell’esistenza e la trovo perfettamente adeguata a illustrare quanto accadde con A.

Ho ricoperto spesso questo Ruolo nella mia vita libertina, sempre con maggiore efficacia man mano che sono cresciute la mia consapevolezza, la mia maturità emotiva e la mia esperienza. Sono divenuto sempre più capace di aiutare la donna a fare questo passo quando lo desiderava. Mi piace farlo; adoro la sensazione di poter fare loro un dono che non si può monetizzare. Come tutte le cose davvero importanti è gratuito. Faccio loro il Dono di loro stesse; per dirlo meglio le aiuto a esplorarsi e conoscere parti di loro che ignorano. A, come altre prima, mi aveva confidato questa opportunità e questa responsabilità La avvertivo questa responsabilità in me sempre presente. Piacevolmente presente. Avrei fatto del mio meglio, senza mai tradire consapevolmente la fiducia che mi era stata accordata perché era a sua volta un Dono prezioso.

A espresse il desiderio di andare in questa spa libertina, che aveva mille volte immaginato e mi offrii (se lo avesse voluto) di essere il suo accompagnatore. Dopo un breve tragitto ci trovammo davanti a quella che appariva come una grande e anonima struttura persa fra campi e fabbriche. Avvertivo il suo timore mentre compilava impacciata il formulario di ammissione, lei che nella vita certamente si occupava di documenti infinitamente più importanti! Il mio desiderio per lei si mischiò all’improvviso con una sensazione di protezione e tenerezza; senza parlare la abbracciai. La tenni stretta a lungo fra le braccia in modo spontaneo e cercai infonderle il mio calore. Mi guardò e sorrise; compresi che ne aveva bisogno e che adesso si sentiva molto più rinfrancata. Era timorosa di aggirarsi nuda. Come quasi tutte le donne era critica verso il suo aspetto e totalmente incapace di percepire la bellezza e i fascino potente che emanava, concentrandosi invece su dettagli secondari oppure del tutto inesistenti se non nella sua mente che la ingannava. Si affrettò quindi ad avvilupparsi nel telo.

Entrammo nella spa. Lei aveva il cuore che batteva forte per l’emozione della prima volta. Io anche, per l’emozione di accompagnarla in quella scoperta.

Il luogo era ancora semivuoto, e ci immergemmo per la prima volta in acqua da soli. Il timore era svanito dai suoi occhi, lasciando spazio alle fiamme del desiderio che iniziavano ad ardere in lei. L’attrazione fisica fra noi era violenta. Di lì a poco, sfidando i divieti che ci erano stati illustrati all’ingresso, i nostri corpi si fecero sempre più vicini. Faccia a faccia continuavo a baciarla e guardarla. Le sue gambe, poco alla volta, scivolarono circondando i miei fianchi. Ero durissimo e il cazzo era direttamente posato lungo la sua fessura. Non resistette alla tentazione di oscillare lentissima e sinuosa. Stavamo quasi facendo l’amore (senza naturalmente farlo!) e fu un lungo e magico istante. Nostro. Solamente nostro.

Fu un pomeriggio infuocato e complice il nostro. Libertinaggio nel suo significato più bello. Un pomeriggio che ci aveva infine condotti in quella stanza, dove una coppia faceva sesso e i nostri nuovi amici si stavano già togliendo i teli. La bionda si era già sdraiata sul letto e guardava la prima coppia allungando la mano sensualmente verso il seno della mora che veniva penetrata in quel momento dal compagno. A mi guardò, incerta sul da farsi. Io sapevo bene che la sua prorompente sensualità avrebbe preso il sopravvento ma occorreva dare fuoco alla miccia con attenzione. Le sussurrai: “Avvicinati alla ragazza senza fretta, accarezzala in una parte non erogena, guardala. Il resto verrà da solo”. La mia stupenda complice fece esattamente come le era stato detto. Subito si accese la fiamma. L’altra la baciò con passione e tutto iniziò così.

In questo intreccio di corpi volli lasciare alle due splendide bisex lo spazio e la confidenza di cui avevano bisogno. Mi avvicinai quindi alla mora dal lato opposto del letto. Le carezzai il viso, le labbra. Quando compresi di poter osare la baciai, prima delicatamente, poi con maggior forza. Con la coda dell’occhio vedevo sempre le due, la bionda e la rossa, in ginocchio una di fronte all’altra. Le loro bocche si cercavano, poi scivolavano una verso i seni dell’altra. Le mani non smettevano di toccare di scoprirsi finchè le vidi distintamente che si stavano toccando la figa a vicenda. Ero molto eccitato e porsi il cazzo alla bocca della terza donna che senza esitare si prodigò in una coccola umida e calda. L’intreccio di corpi iniziò a farsi confuso come sono oggi i miei ricordi. Quel che davvero rimane nel tempo sono le emozioni vissute.

L’uomo con gli occhiali si era inserito nei giochi con destrezza e iniziò a toccare A. Dai suoi gemiti compresi che quel tocco era abile e la stava già facendo godere. Finalmente mi trovai di fronte alla ragazza bionda che avevo desiderato dal momento in cui avevo visto la famosa farfalla. I suoi baci erano veri, intensi. La sua pelle seta, il suo profumo di femmina, unito a tutti gli altri, un cocktail di cui ero già ebbro. La assaggiai senza fretta percorrendone il corpo fino a trovarmi con la faccia tra le sue cosce. Mentre la leccavo e assaporavo una parte di me rimaneva focalizzata sulla mia amica. A appariva perfettamente a suo agio. Si trovava esattamente dove avrebbe voluto essere e stava facendo esattamente quello che desiderava fare in quel momento. I suoi gemiti mi risuonavano assieme a quelli della mora e a quello della bionda a cui li stava provocando la mia bocca.

Infilai rapido il preservativo e mentre a pochi centimetri da me vedevo la mia complice inarcata in una posizione oscena e provocante penetrai la donna. La baciavo ancora, la guardavo. Godevo tanto di quel momento quanto del contesto in generale
La bionda sapeva il fatto suo. Dopo un poco mi disse sfrontata: “Adesso comando io!”. Compresi immediatamente e mi sdraiai sulla schiena. Fu meraviglioso ammirare i suoi occhi mentre ondeggiava seguendo il ritmo segreto del suo piacere. Ecco una donna che sapeva prendersi la responsabilità dei suoi orgasmi senza restare passiva. Una, poi una seconda volta. Furono due gli orgasmi che la squassarono in quella danza selvaggia e oscena. Poi le dissi a mia volta “Adesso voglio comandare un po’ io”. Anche lei comprese subito, da giocatrice esperta e consapevole.

Assunse la stessa posizione di A mi offrì lo spettacolo impagabile della sua schiena e del suo culo. Quel culo bellissimo che avevo ammirato e sul quale adesso potevo posare le mani. I miei movimenti si fecero via via più rapidi e profondi mentre lei gemeva come una cagna in calore montata dal lupo. La sculacciai e quel rumore secco echeggio nella stanza. Saggiai il suo ano con il pollice. Era cedevole, arrendevole. Elastico. Non disse nulla e io decisi di osare. Le puntai il cazzo sul buco dandole tutto il tempo di rifiutare quella silenziosa ma esplicita richiesta. Non disse nulla e fu con sorprendente facilità che scivolai dentro il suo culo fino a posare le palle sulla sua figa.

L’insieme di tutto ciò che provavo, la consapevolezza di quella penetrazione intima che mi era stata concessa, ebbero infine ragione di me. Del mio controllo. Avvertii le familiari vibrazioni del mio orgasmo salire. Avrei potuto trattenerle ma volevo godere così. Volevo godere in modo selvaggio. Volevo godere guardando il suo ano dilatato in cui scorrevo senza limitazioni. Lo volevo così e così godetti. Con un grido rauco.
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